SANTUARIO MADONNA DELLA CAVA
L’attuale santuario è solo l’ultimo luogo in cui il simulacro della patrona marsalese è stato custodito, esposto e venerato nei secoli. Altri tre edifici, infatti, hanno svolto queste funzioni sovrapponendosi nel tempo: il primo fu la grotta in cui la statuetta fu ritrovata nel 1518; il secondo, la chiesa a navata unica costruita al di sopra della cripta nel 1607; il terzo, infine, fu la maestosa chiesa a tre navate edificata tra il 1850 e il 1859, poi rasa al suolo l’11 Maggio 1943 durante un bombardamento americano. All'ingresso dell’antica grotta, dalla volta granitica e con il leggendario pozzo al centro, restano tracce di uno tra i monasteri più antichi al mondo e, sotto il pavimento, si trovano dei vani che furono adibiti a cimitero. Nei mesi scorsi, nuovi scavi accanto all’altare che ospita il tabernacolo hanno individuato un altro varco, svelando altre due stanze.
Si racconta che la Madonna apparve in sogno al frate agostiniano Leonardo Savina chiedendogli di cercare nella “terra della cava” un suo simulacro nascosto e di erigere su quel luogo una chiesa a lei intitolata. Dopo quattro anni di scavi - durante i quali il frate fu accusato di essere un visionario - la statuetta, una piccola scultura di 18 cm di materiale ancora non identificato, venne alla luce dal fondo di un pozzo il 19 gennaio 1518. Questa data ora è dedicata alla “Patrona di Marsala”, eletta protettrice della Città il 6 Maggio 1788 con atto notarile, e celebrata con lo scampanio mattutino delle chiese del centro, messa e processione pomeridiane. Una vasta documentazione testimonia i molti miracoli che si verificarono dopo il ritrovamento dell'immagine. Singolare il fatto che la statuetta fosse andata nuovamente perduta e ritrovata una seconda volta nel 1943 tra le macerie del santuario.
L’immagine della Vergine è riscontrabile ancora oggi anche nelle diverse chiese campestri, cappelle ed edicole votive ad essa dedicate attraverso tele e copie del simulacro che, sparse su tutto il territorio marsalese, dimostrano quanto profonda e radicata sia la sua venerazione.
Don Giacomo Putaggio, rettore della chiesa, ha fatto si che il luogo di culto venisse aperto stabilmente alle visite, secondo un programma settimanale ben definito. E così è stato, grazie anche alla disponibilità del giovane Fabrizio Zito che - volontariamente - si è offerto di tenere aperta la grotta, nonchè fornire informazioni su tradizioni e religiosità che accompagnano il sito da quasi 500 anni di storia.
Si racconta che la Madonna apparve in sogno al frate agostiniano Leonardo Savina chiedendogli di cercare nella “terra della cava” un suo simulacro nascosto e di erigere su quel luogo una chiesa a lei intitolata. Dopo quattro anni di scavi - durante i quali il frate fu accusato di essere un visionario - la statuetta, una piccola scultura di 18 cm di materiale ancora non identificato, venne alla luce dal fondo di un pozzo il 19 gennaio 1518. Questa data ora è dedicata alla “Patrona di Marsala”, eletta protettrice della Città il 6 Maggio 1788 con atto notarile, e celebrata con lo scampanio mattutino delle chiese del centro, messa e processione pomeridiane. Una vasta documentazione testimonia i molti miracoli che si verificarono dopo il ritrovamento dell'immagine. Singolare il fatto che la statuetta fosse andata nuovamente perduta e ritrovata una seconda volta nel 1943 tra le macerie del santuario.
L’immagine della Vergine è riscontrabile ancora oggi anche nelle diverse chiese campestri, cappelle ed edicole votive ad essa dedicate attraverso tele e copie del simulacro che, sparse su tutto il territorio marsalese, dimostrano quanto profonda e radicata sia la sua venerazione.
Don Giacomo Putaggio, rettore della chiesa, ha fatto si che il luogo di culto venisse aperto stabilmente alle visite, secondo un programma settimanale ben definito. E così è stato, grazie anche alla disponibilità del giovane Fabrizio Zito che - volontariamente - si è offerto di tenere aperta la grotta, nonchè fornire informazioni su tradizioni e religiosità che accompagnano il sito da quasi 500 anni di storia.
Giornate e orari di visita:
da lunedì a giovedì (9/12 e 16/19); venerdì e sabato (9/12).
La messa si celebra martedì, giovedì e sabato alle ore 10; domenica alle 18,30.
da lunedì a giovedì (9/12 e 16/19); venerdì e sabato (9/12).
La messa si celebra martedì, giovedì e sabato alle ore 10; domenica alle 18,30.
Il simulacro
L’immagine della Madonna della Cava è una statuetta di appena18 cm che, ad oggi, non è stata ancora oggetto di analisi scientifiche per determinarne materiale ed età. Raffigura la Vergine che porge un piccolo pane al figlio che tiene in braccio e che ricambia il suo tenero sguardo. Numerose sono le teorie che gli storici locali hanno elaborato per spiegarne le origini: per alcuni sarebbe stata opera della Sibilla Cumana; per altri sarebbe stata portata in città da San Pietro durante il suo viaggio verso Roma; taluni, infine, riportano la legenda secondo la quale la statuetta si fosse formata da un pugno di ghiaccio tra le mani del vescovo lilibetano San Gregorio (fine III-inizi IV sec.), durante una tempesta. Elemento spesso ricorrente nelle fonti, inoltre, è la natura ultraterrena del simulacro, sia perché agli occhi degli esperti appariva composto di una materia sconosciuta, per il suo potere miracoloso e, infine, per la sua presunta capacità di spostarsi da un luogo ad un altro. Pur non avendo ancora delle conferme da studi ufficiali, sembra comunque abbastanza probabile che si tratti di un prodotto in alabastro o stalattite, ispirato forse dal modello trecentesco della Madonna di Trapani. |
I miracoli
Coincidenza o meno che sia, studiando accuratamente il passato di Marsala è possibile notare come, durante i secoli in cui il simulacro fu nascosto alla vista dei fedeli, essa sia stata teatro di tragedie ed eventi che ne cambiarono per sempre la storia (ad esempio: sede vescovile spostata a Mazara nel 1072, invasioni, guerre, nuovo toponimo arabeggiante). Fin dal rinvenimento della statuetta, infatti, la Vergine sembra aver corrisposto immediatamente l’amore e la devozione dei suoi figli attraverso miracoli, grazie e favori, proteggendo i singoli e la comunità intera da pericoli e mali multiformi. Le guarigioni, per esempio, sono le prime testimonianze della potenza inesauribile della Madonna, la cui straordinarietà è attestata già negli attimi che seguirono la scoperta del suo pozzo. Tutti i testi, infatti, raccontano di prodigiosi risanamenti tra i presenti e la gente che accorse dopo. Ma l’episodio più ricordato è quello che riguarda un muto, un cieco e uno zoppo che, collaborando alle ricerche, quando il tesoro venne alla luce miracolosamente guarirono. Vi fu anche il caso illustre del Viceré Pignatelli che, in una sua lettera a Carlo V del Luglio 1518, scrisse dei suoi anni di sofferenze causate da un’ernia e di come si fosse ristabilito pregando la Madonna. Sebbene molte delle grazie non siano state documentate o raccolte, siamo certi che fossero davvero molte se alla metà del Settecento gli storici descrivono innumerevoli tavolette votive che coprivano tutte le mura della grotta.
Come già detto, la Madonna della Cava era pregata coralmente anche per sventare pericoli e catastrofi di ampia portata attraverso la sua esposizione nelle pubbliche piazze e con processioni. Gli eventi per i quali è stato più volte richiesto il suo aiuto furono i terremoti. Il primo caso noto avvenne l’11 Gennaio 1693 quando, rimasti illesi dopo una scossa terribile, tuti i marsalesi resero grazie alla loro protettrice celeste esposta pubblicamente per l’occasione; nell’estate 1726 (secondo alcuni del 1751) la città fu nuovamente salvata dopo che, a causa di un persistente sciame sismico, le autorità avevano disposto un triduo solenne dal 30 Agosto al 1 Settembre; la mattina del 4 Settembre 1794 la terra tornò a tremare e anche in quell’occasione si ordinò un triduo e una processione notturna per la domenica seguente; infine, in tempi più recenti, il popolo tornò a ringraziare la Vergine per essere stato preservato il 18 Maggio 1828 ed il 16 agosto 1925. Il ricordo di tali fatti è stato mantenuto vivo nei secoli poiché divennero delle ricorrenze, vere e proprie feste cittadine in occasione delle quali tutto il popolo si stringeva attorno alla sua protettrice per continuare a mostrarle la propria gratitudine. Fino al 1943, ad esempio, il 18 Maggio era giorno festivo e si solennizzava con una processione serale, con una messa di ringraziamento e scampanio alle 4:00 del mattino; inoltre, papa Pio IX concesse l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, pentiti, confessati e comunicati, avessero visitato il tempio di Maria della Cava il 18 Maggio e 1 Settembre a ricordo della liberazione dai terremoti del 1726 e 1828.
La Madonna concedeva ulteriori benefici in occasione di prolungati periodi di siccità. La sua straordinaria potenza era tale che era invocata anche dalle città vicine: ma solo se esposta a Marsala, la pioggia iniziava a cadere copiosa. Nel 1739 e 1785 il simulacro fu esposto in Chiesa Madre per salvare i raccolti dall’aridità e, improvvisamente, nuvole colme d’acqua si elevarono altissime sulla città spargendovi piogge abbondanti per giorni. Inoltre, si tramandano due particolari episodi prodigiosi. Il primo racconta delle truppe assetate del Conte Ruggiero che, sapendo da un saraceno che a Marsala si pregava una madonna nascosta che dava piogge, si rivolsero a lei ottenendo la grazia. Ritenendola erroneamente quella rinvenuta in un’altra grotta fuori città, eressero in suo onore l’abazia di Santa Maria della Grotta. L’altro, invece, riguarda Siracusa che, afflitta dalla siccità, si rivolse alla Madonna della Cava con preghiere, l’invio di due ceri e delle autorità e, dopo le piogge, rese grazie con una grande quantità di ceri.
Nemmeno le carestie hanno messo in ginocchio i marsalesi che, rivolgendosi alla loro patrona celeste, hanno sempre avuto il grano necessario per superare quei momenti critici. A tal proposito si racconta che una volta le scorte cittadine di frumento stavano per terminare quando, fatta esporre la Madonna, il sabato successivo comparve una nave proveniente da Sciacca che, col suo carico di grano bastevole per otto giorni, riportò la serenità. Nei sabati successivi, inoltre, altre navi con lo stesso carico giunsero al porto marsalese fino alla nuova mietitura, ponendo fine alla fame.
Anche il flagello della peste è stato scacciato nei secoli, soprattutto dopo il voto che la città fece alla Madonna il 2 Febbraio di un anno imprecisato della sua storia (forse il 1575). Da quel giorno, infatti, ogni anno i marsalesi portavano il simulacro in processione in ricordo del loro miracoloso salvataggio.
Tra le altre calamità naturali alleviate dalla Madonna marsalese vi sono anche le tempeste che, al suono delle campane della sua chiesa, si placavano immediatamente.
Altri prodigi della Madonna della Cava sono collegati al fuoco. In particolare, si racconta la storia di Girolamo Pizzi, la cui casa fu improvvisamente presa dalle fiamme che, nonostante avessero distrutto ogni cosa, avevano preservato proprio un’immagine di quella Madonna; stupefatto e, allo stesso tempo preso dall’ira, l’uomo gettò la tela tra le fiamme che, istantaneamente, si aprirono formando una corona e, implorato il perdono della Vergine, si spensero lasciando il quadro intatto.
Tra le sciagure sventate per intercessione della Madonna non possono mancare le guerre. In particolare, nel 1718 la Sicilia era in mano agli Spagnoli ma, legalmente, il suo dominio spettava agli Austriaci. Marsala, infatti, il 29 Novembre fu abbandonata dal governatore spagnolo che, nonostante avesse dichiarato la cessione della città al nemico, nella notte si assicurò l’appoggio dei trapanesi ed era tornato indietro sollecitando il popolo a ribellarsi. Quando gli austriaci giunsero alle porte credendo di essere accolti festosamente, un colpo di cannone dalle mura partì per sbaglio e uccise due dei loro cavalli; così, l’armata imperiale programmò un violento attacco che, miracolosamente, fu sventato dalla Madonna che, come in altre occasioni, fu esposta tutta la notte alla Chiesa Madre per invocarne la compassione. La guerra, infatti, fu evitata: un avvocato dimostrò l’innocenza dei marsalesi che, così, furono perdonati. Un’altra meraviglia operata dalla Madonna della Cava è detto “prodigio della rosa”. Infatti, le fonti dicono che la statuetta stava appoggiata su un drappo di seta ricamato che, soprattutto prima delle solennità, veniva lavato con acque profumate. Alla stessa maniera, il 28 Giugno 1709 il simulacro fu preparato dalle benedettine di San Pietro per un’adorazione pubblica che potesse scacciare le locuste che infestavano i campi. Dopo averlo lavato, il simulacro fu tamponato con un panno che, steso ad asciugare su una pianta secca di rose nel giardino, fece fiorire subito una rosa che, col suo profumo, inebriò l’aria. Le suore cercarono se nel giardino vi fosse un’altra rosa o fiore che profumesse in quella maniera, ma non la trovarono. Quella rosa visse più di un mese bella, profumata, vermiglia e, una volta appassita, fu conservata in una teca d’argento. Non solo. La terra vicina alla pianta miracolata fu data come reliquia a dei devoti; mentre l’acqua che aveva lavato la statua, usata per innaffiare i campi, scacciò le locuste.
Le intercessioni della Madonna sono state molteplici anche quando la pressione fiscale si elevava a livelli insostenibili per la popolazione, con l’aumento di dazi, imposizione di nuove gabelle e la revoca dell’antica esenzione dai tributi. Ad esempio, tra il 1738 e il 1767 quando, dopo la conferma alla città dell’esenzione dalla tassa sui ponti, il procuratore fiscale ricorse al viceré affinché rivedesse la questione. Nel 1765, la documentazione fu pertanto sottoposta all’attenzione di tre consultori che, dopo uno studio attento, il 17 Agosto 1767 riapprovarono l’immunità da quella tassa. Secondo i marsalesi quel successo fu raggiunto indubbiamente grazie alla protezione della Madonna e alle abilità del loro rappresentante legale, Calogero Isgrò. Un secondo episodio simile avvenne tra il 1793 e il 1802, quando la città era turbata per l’imposizione della gabella di 6 tarì su ogni quintale d’olio che - a causa dei servizi resi alla Corona - non era mai stata versata prima. Il fisco e la corte regia furono citate in tribunale e la causa fu posta sotto la protezione della Madonna della Cava con tridui dal 9 Marzo fino all’8 Dicembre: dopo anni, l’esenzione fu riconfermata rincuorando la gente.
Nonostante i segni di protezione per l’intera comunità, come già detto, la Madonna ha agito anche nell’interesse del singolo fedele come, ad esempio, nel caso del giovane Ferdinando Staiti. Infatti, questo bambino, figlio di nobile famiglia, fu rapito da cinque schiavi islamici in servizio presso la sua casa e che, nel cuore della notte, lo portarono con loro su una piccola barca, alla volta dell’Africa. Alla scoperta dell’accaduto, i genitori furono presi dallo sconforto e, pregando la Madonna, le promisero un gran dono d’argento. I familiari armarono una seconda barca con la quale inseguire i fuggitivi che, col favore dei venti, furono subito raggiunti e catturati. Cambiato nuovamente il vento, i genitori fecero ritorno a casa e, in perpetuo ricordo dell’accaduto, ordinarono di far dipingere sulle mura della chiesa i volti dei rapitori.
Coincidenza o meno che sia, studiando accuratamente il passato di Marsala è possibile notare come, durante i secoli in cui il simulacro fu nascosto alla vista dei fedeli, essa sia stata teatro di tragedie ed eventi che ne cambiarono per sempre la storia (ad esempio: sede vescovile spostata a Mazara nel 1072, invasioni, guerre, nuovo toponimo arabeggiante). Fin dal rinvenimento della statuetta, infatti, la Vergine sembra aver corrisposto immediatamente l’amore e la devozione dei suoi figli attraverso miracoli, grazie e favori, proteggendo i singoli e la comunità intera da pericoli e mali multiformi. Le guarigioni, per esempio, sono le prime testimonianze della potenza inesauribile della Madonna, la cui straordinarietà è attestata già negli attimi che seguirono la scoperta del suo pozzo. Tutti i testi, infatti, raccontano di prodigiosi risanamenti tra i presenti e la gente che accorse dopo. Ma l’episodio più ricordato è quello che riguarda un muto, un cieco e uno zoppo che, collaborando alle ricerche, quando il tesoro venne alla luce miracolosamente guarirono. Vi fu anche il caso illustre del Viceré Pignatelli che, in una sua lettera a Carlo V del Luglio 1518, scrisse dei suoi anni di sofferenze causate da un’ernia e di come si fosse ristabilito pregando la Madonna. Sebbene molte delle grazie non siano state documentate o raccolte, siamo certi che fossero davvero molte se alla metà del Settecento gli storici descrivono innumerevoli tavolette votive che coprivano tutte le mura della grotta.
Come già detto, la Madonna della Cava era pregata coralmente anche per sventare pericoli e catastrofi di ampia portata attraverso la sua esposizione nelle pubbliche piazze e con processioni. Gli eventi per i quali è stato più volte richiesto il suo aiuto furono i terremoti. Il primo caso noto avvenne l’11 Gennaio 1693 quando, rimasti illesi dopo una scossa terribile, tuti i marsalesi resero grazie alla loro protettrice celeste esposta pubblicamente per l’occasione; nell’estate 1726 (secondo alcuni del 1751) la città fu nuovamente salvata dopo che, a causa di un persistente sciame sismico, le autorità avevano disposto un triduo solenne dal 30 Agosto al 1 Settembre; la mattina del 4 Settembre 1794 la terra tornò a tremare e anche in quell’occasione si ordinò un triduo e una processione notturna per la domenica seguente; infine, in tempi più recenti, il popolo tornò a ringraziare la Vergine per essere stato preservato il 18 Maggio 1828 ed il 16 agosto 1925. Il ricordo di tali fatti è stato mantenuto vivo nei secoli poiché divennero delle ricorrenze, vere e proprie feste cittadine in occasione delle quali tutto il popolo si stringeva attorno alla sua protettrice per continuare a mostrarle la propria gratitudine. Fino al 1943, ad esempio, il 18 Maggio era giorno festivo e si solennizzava con una processione serale, con una messa di ringraziamento e scampanio alle 4:00 del mattino; inoltre, papa Pio IX concesse l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli che, pentiti, confessati e comunicati, avessero visitato il tempio di Maria della Cava il 18 Maggio e 1 Settembre a ricordo della liberazione dai terremoti del 1726 e 1828.
La Madonna concedeva ulteriori benefici in occasione di prolungati periodi di siccità. La sua straordinaria potenza era tale che era invocata anche dalle città vicine: ma solo se esposta a Marsala, la pioggia iniziava a cadere copiosa. Nel 1739 e 1785 il simulacro fu esposto in Chiesa Madre per salvare i raccolti dall’aridità e, improvvisamente, nuvole colme d’acqua si elevarono altissime sulla città spargendovi piogge abbondanti per giorni. Inoltre, si tramandano due particolari episodi prodigiosi. Il primo racconta delle truppe assetate del Conte Ruggiero che, sapendo da un saraceno che a Marsala si pregava una madonna nascosta che dava piogge, si rivolsero a lei ottenendo la grazia. Ritenendola erroneamente quella rinvenuta in un’altra grotta fuori città, eressero in suo onore l’abazia di Santa Maria della Grotta. L’altro, invece, riguarda Siracusa che, afflitta dalla siccità, si rivolse alla Madonna della Cava con preghiere, l’invio di due ceri e delle autorità e, dopo le piogge, rese grazie con una grande quantità di ceri.
Nemmeno le carestie hanno messo in ginocchio i marsalesi che, rivolgendosi alla loro patrona celeste, hanno sempre avuto il grano necessario per superare quei momenti critici. A tal proposito si racconta che una volta le scorte cittadine di frumento stavano per terminare quando, fatta esporre la Madonna, il sabato successivo comparve una nave proveniente da Sciacca che, col suo carico di grano bastevole per otto giorni, riportò la serenità. Nei sabati successivi, inoltre, altre navi con lo stesso carico giunsero al porto marsalese fino alla nuova mietitura, ponendo fine alla fame.
Anche il flagello della peste è stato scacciato nei secoli, soprattutto dopo il voto che la città fece alla Madonna il 2 Febbraio di un anno imprecisato della sua storia (forse il 1575). Da quel giorno, infatti, ogni anno i marsalesi portavano il simulacro in processione in ricordo del loro miracoloso salvataggio.
Tra le altre calamità naturali alleviate dalla Madonna marsalese vi sono anche le tempeste che, al suono delle campane della sua chiesa, si placavano immediatamente.
Altri prodigi della Madonna della Cava sono collegati al fuoco. In particolare, si racconta la storia di Girolamo Pizzi, la cui casa fu improvvisamente presa dalle fiamme che, nonostante avessero distrutto ogni cosa, avevano preservato proprio un’immagine di quella Madonna; stupefatto e, allo stesso tempo preso dall’ira, l’uomo gettò la tela tra le fiamme che, istantaneamente, si aprirono formando una corona e, implorato il perdono della Vergine, si spensero lasciando il quadro intatto.
Tra le sciagure sventate per intercessione della Madonna non possono mancare le guerre. In particolare, nel 1718 la Sicilia era in mano agli Spagnoli ma, legalmente, il suo dominio spettava agli Austriaci. Marsala, infatti, il 29 Novembre fu abbandonata dal governatore spagnolo che, nonostante avesse dichiarato la cessione della città al nemico, nella notte si assicurò l’appoggio dei trapanesi ed era tornato indietro sollecitando il popolo a ribellarsi. Quando gli austriaci giunsero alle porte credendo di essere accolti festosamente, un colpo di cannone dalle mura partì per sbaglio e uccise due dei loro cavalli; così, l’armata imperiale programmò un violento attacco che, miracolosamente, fu sventato dalla Madonna che, come in altre occasioni, fu esposta tutta la notte alla Chiesa Madre per invocarne la compassione. La guerra, infatti, fu evitata: un avvocato dimostrò l’innocenza dei marsalesi che, così, furono perdonati. Un’altra meraviglia operata dalla Madonna della Cava è detto “prodigio della rosa”. Infatti, le fonti dicono che la statuetta stava appoggiata su un drappo di seta ricamato che, soprattutto prima delle solennità, veniva lavato con acque profumate. Alla stessa maniera, il 28 Giugno 1709 il simulacro fu preparato dalle benedettine di San Pietro per un’adorazione pubblica che potesse scacciare le locuste che infestavano i campi. Dopo averlo lavato, il simulacro fu tamponato con un panno che, steso ad asciugare su una pianta secca di rose nel giardino, fece fiorire subito una rosa che, col suo profumo, inebriò l’aria. Le suore cercarono se nel giardino vi fosse un’altra rosa o fiore che profumesse in quella maniera, ma non la trovarono. Quella rosa visse più di un mese bella, profumata, vermiglia e, una volta appassita, fu conservata in una teca d’argento. Non solo. La terra vicina alla pianta miracolata fu data come reliquia a dei devoti; mentre l’acqua che aveva lavato la statua, usata per innaffiare i campi, scacciò le locuste.
Le intercessioni della Madonna sono state molteplici anche quando la pressione fiscale si elevava a livelli insostenibili per la popolazione, con l’aumento di dazi, imposizione di nuove gabelle e la revoca dell’antica esenzione dai tributi. Ad esempio, tra il 1738 e il 1767 quando, dopo la conferma alla città dell’esenzione dalla tassa sui ponti, il procuratore fiscale ricorse al viceré affinché rivedesse la questione. Nel 1765, la documentazione fu pertanto sottoposta all’attenzione di tre consultori che, dopo uno studio attento, il 17 Agosto 1767 riapprovarono l’immunità da quella tassa. Secondo i marsalesi quel successo fu raggiunto indubbiamente grazie alla protezione della Madonna e alle abilità del loro rappresentante legale, Calogero Isgrò. Un secondo episodio simile avvenne tra il 1793 e il 1802, quando la città era turbata per l’imposizione della gabella di 6 tarì su ogni quintale d’olio che - a causa dei servizi resi alla Corona - non era mai stata versata prima. Il fisco e la corte regia furono citate in tribunale e la causa fu posta sotto la protezione della Madonna della Cava con tridui dal 9 Marzo fino all’8 Dicembre: dopo anni, l’esenzione fu riconfermata rincuorando la gente.
Nonostante i segni di protezione per l’intera comunità, come già detto, la Madonna ha agito anche nell’interesse del singolo fedele come, ad esempio, nel caso del giovane Ferdinando Staiti. Infatti, questo bambino, figlio di nobile famiglia, fu rapito da cinque schiavi islamici in servizio presso la sua casa e che, nel cuore della notte, lo portarono con loro su una piccola barca, alla volta dell’Africa. Alla scoperta dell’accaduto, i genitori furono presi dallo sconforto e, pregando la Madonna, le promisero un gran dono d’argento. I familiari armarono una seconda barca con la quale inseguire i fuggitivi che, col favore dei venti, furono subito raggiunti e catturati. Cambiato nuovamente il vento, i genitori fecero ritorno a casa e, in perpetuo ricordo dell’accaduto, ordinarono di far dipingere sulle mura della chiesa i volti dei rapitori.
Le chiese campestri
Dal XVI secolo il culto mariano si irradiò in tutto l’agro marsalese che, nonostante la sua vastissima estensione, mostra un’omogenea presenza di chiesette, edicole votive (“fiureddre”) e altari. Tale fenomeno sarebbe da ricondursi all’arrivo in città di Giovanni d’Austria, fratello di Carlo V, reduce dalla vittoria contro i Turchi a Lepanto nel 1571. I suoi soldati, ammalati di lebbra, misero in serio pericolo la salute pubblica al punto che, per sfuggire al flagello, la gente abbandonò il centro per stabilirsi definitivamente nelle campagne. Anche la Madonna della Cava, così, uscì dalle antiche mura cittadine e iniziò ad essere maggiormente venerata anche nelle contrade più piccole e lontane. Non stupiscono, dunque, le numerose cappelle e chiese edificate in suo onore. Alcune di queste, purtroppo, sono ridotte a veri e propri ruderi (contrada Dara); mentre altre, a causa dell’incuria e dell’abbandono prolungato, versano oggi in uno stato di precarietà tale da impedirne la fruizione (contrade Amafi e Bufalata). Inoltre, una conseguenza di tale fenomeno sarà stat anche la diffusione sul territorio marsalese di copie del simulacro e tele che raffigurano la patrona.
Tra le chiese campestri più attive nel culto della Madonna della Cava vi è quella di contrada Ciavolo, con torre campanaria, costruita a spese dei fedeli nel 1893 ed elevata a parrocchia il 28 Giugno 1943 dal vescovo Guercio. Nella stessa contrada, infatti, si continua a celebrare la festa del 18 Maggio (terremoto del 1828) portando in processione una copia del simulacro e della sua teca. In contrada Ventrischi, invece, la chiesa fu edificata nel 1950 da alcuni benefattori della zona. In zona Ponte, infine, la piccola struttura era già esistente nel XIX secolo, così come riportato dalla visita pastorale del vescovo Custo (1816-1829).
Dal XVI secolo il culto mariano si irradiò in tutto l’agro marsalese che, nonostante la sua vastissima estensione, mostra un’omogenea presenza di chiesette, edicole votive (“fiureddre”) e altari. Tale fenomeno sarebbe da ricondursi all’arrivo in città di Giovanni d’Austria, fratello di Carlo V, reduce dalla vittoria contro i Turchi a Lepanto nel 1571. I suoi soldati, ammalati di lebbra, misero in serio pericolo la salute pubblica al punto che, per sfuggire al flagello, la gente abbandonò il centro per stabilirsi definitivamente nelle campagne. Anche la Madonna della Cava, così, uscì dalle antiche mura cittadine e iniziò ad essere maggiormente venerata anche nelle contrade più piccole e lontane. Non stupiscono, dunque, le numerose cappelle e chiese edificate in suo onore. Alcune di queste, purtroppo, sono ridotte a veri e propri ruderi (contrada Dara); mentre altre, a causa dell’incuria e dell’abbandono prolungato, versano oggi in uno stato di precarietà tale da impedirne la fruizione (contrade Amafi e Bufalata). Inoltre, una conseguenza di tale fenomeno sarà stat anche la diffusione sul territorio marsalese di copie del simulacro e tele che raffigurano la patrona.
Tra le chiese campestri più attive nel culto della Madonna della Cava vi è quella di contrada Ciavolo, con torre campanaria, costruita a spese dei fedeli nel 1893 ed elevata a parrocchia il 28 Giugno 1943 dal vescovo Guercio. Nella stessa contrada, infatti, si continua a celebrare la festa del 18 Maggio (terremoto del 1828) portando in processione una copia del simulacro e della sua teca. In contrada Ventrischi, invece, la chiesa fu edificata nel 1950 da alcuni benefattori della zona. In zona Ponte, infine, la piccola struttura era già esistente nel XIX secolo, così come riportato dalla visita pastorale del vescovo Custo (1816-1829).
Cappelle ed edicole votive
Queste le più rappresentative e di notevole valore artistico:
Queste le più rappresentative e di notevole valore artistico:
- Edicola di Piazza Marconi (ex Porticella). Non particolarmente pregevole dal punto di vista architettonico, custodisce una preziosa tela realizzata dal marsalese Giuseppe Titone, detto Collo d’oca, che commemora i terribili terremoti del 1751 e 1828. Infatti, al di sotto della scena è dipinta un’iscrizione che dice: «Perché non si perdesse ricordo dell’aiuto possente che cessò da noi il terremoto del 18 Maggio 1828. Questa tela i marsalesi riconoscenti alla loro patrona restaurarono l’1 Settembre 1893». La Madonna entro l’ostensorio è in cielo, sorretta dagli angeli tra le nuvole, e domina su una veduta cittadina di Marsala con edifici ricchi di dettagli; al centro, un religioso su un palchetto è intento a predicare ed è ascoltato da un gruppo di uomini, donne e bambini; ai lati, in primo piano e in proporzioni maggiori, dei fedeli pregano e guardano la loro patrona; in basso, al centro, una seconda piccola scena rappresenta un’esposizione pubblica del simulacro, attorno al quale degli agostiniani in bianco stanno confessando i presenti.
- Cappella di Santa Oliva, Via XIX Luglio. Questa cappella del XIX secolo è ciò che resta del monastero trecentesco degli Agostiniani presso quella che, un tempo, era chiamata Contrada Santa Oliva (l’attuale area tra Via XIX Luglio e Via S. Michele). Ha un architrave costituito da una serie di cornici e con due capitelli formati da festoni. Al suo interno, sopra l’altare marmoreo, è collocata una tela che ritrae la Madonna della Cava nel suo ostensorio, in cielo tra angeli, nuvole e raggi di luce e, sul livello inferiore, San Giovanni Battista e una figura femminile, probabilmente Santa Oliva.
- Cappella del Baglio Staiti, nella via Diodoro Siculo di contrada Birgi. In questa cappella - una piccola stanza con altare, statua della Vergine e diversi quadri - si trova una bella tela che raffigura la Madonna della Cava dentro il suo ostensorio, in un contesto astratto e mentre è adorata da due figure: quella maschile potrebbe corrispondere a Sant'Antonio di Padova o San Nicola da Tolentino, l’altra è certamente Santa Caterina d’Alessandria con la ruota del martirio.
BIBLIOGRAFIA
Testi e foto: Dott.ssa Serena Parrinello
FONTI
Alberti Domenico Stanislao, Maraviglie di Dio in onore della sua santissima madre riverita nelle sue celebri immagini in Sicilia e nelle isole circonvicine, Vol. 1, Palermo, 1718
Caietano Ottavio, Raguagli delli Ritratti della Santissima Vergine Nostra Signora più celebri che si riveriscono in varie chiese nell’isola di Sicilia (ed. or. 1664), trad. it. di T. Tamburino, Edizione Opera Universitaria, Palermo, 1991
Caietano Ottavio, Vitae sanctorum siculorum ex antiquis graecis latinisque monumentis, Vol. 2, Palermo, 1657
Genna Angelo, Maria della Cava. Notizie storiche. Trattato dell’invenzione di Maria Santissima della Cava. Storia, opinioni, ipotesi (ed. or. 1750), Marsala, 1915
Gumppenberg Guglielmo, Atlante mariano (ed. or. 1672), trad. it. A. Zannella, Vol. 8, Edizione Maggia G., Verona, 1845, (per gentile concessione della Fondazione Centro Studi Campostrini)
Leandro Di San Geltrude, Le rovine dell’antica grandezza di Lilibeo ristaurate dalla magnificenza di Maria a pro di Marsala. Orazione panegirica in onore della Vergine Santissima della Cava, Palermo, 1739
La Madonna della Cava, Marsala, Maggio 1984
Patti Vincenzo, Cenno storico sulla invenzione del prodigioso simulacro della stessa Santissima Vergine e seguita da pregi (ed. or. 1873), Scuola linotypografica «Boccone del povero», Palermo, 1957
Patti Voncenzo, Devota Novena in preparazione alla festa di Maria Santissima della Cava (ed. or. 1873), Scuola linotypografica «Boccone del povero», Palermo, 1957
Pirri Rocco, Sicilia Sacra (ed. or. 1733), II, Edizione Forni, Sala Bolognese (BO), 1987
STUDI
Alagna Giovanni, Marsala. La città, le testimonianze, Sigma, Palermo, 1998
Alagna Giovanni, Marsala. Il territorio, Sigma, Palermo, 1998
Alagna Spanò Antonino, Lilibeo-Mozia-Marsala: storia guida a beneficio della Mostra dei ricordi storici, Accademia Lilibetana, Marsala, 1902
Angileri Vincenzo, Una storia meravigliosa. Maria Santissima della cava celeste patrona di Marsala, Centro europeo di studi economici e sociali, Marsala, 2005
Antiche chiese di Marsala, a cura di P. Giacalone, Quaderni dell’associazione socio culturale Mothia, Vol. 3, Marsala, 1993
Arini Mario-Piazza Elio, Marsala sacra, Edizioni Il Vomere, Marsala, 2015
Caruso Enrico, La chiesa di Maria Santissima della Cava, in «Marsala», I luoghi e la memoria, 1, Murex, 1998, pp. 297-306
Le chiese di Marsala, a cura di G. Noto, Centro Stampa Rubino, 2000
Genna Angelo, Storia di Marsala (ed. or. 1753), Rotary Club Marsala, Marsala, 1994
Linares Andrea, Gloria dei figli. Appunti per la storia della Chiesa Madre di Marsala, Edizioni Il Vomere, Marsala, 1982
Mariani Ludovico Maria, La terra di Maria: 150 santuari mariani di Sicilia, Kefagrafica, Palermo, 1988, pp. 341-344
Mezzapelle Mariano, Notizie sulla parrocchia di San Matteo. Il passato e il presente, Centro Stampa Rubino, Marsala, 2004
Pisciotta Pietro, La devozione mariana nella diocesi di Mazara, in Collana di atti, fonti e studi per servire alla storia della chiesa in Sicilia, Vol. 4, Istituto per la storia della chiesa mazarese, Mazara, 1990
Scellato Carmelo, I santuari mariani di Sicilia, Nuova Radio, Trapani 1983
Storia di Marsala (ed. or. 1720-1802), a cura di G. Alagna, Edizioni Giada, Palermo, 1989
Testi e foto: Dott.ssa Serena Parrinello
FONTI
Alberti Domenico Stanislao, Maraviglie di Dio in onore della sua santissima madre riverita nelle sue celebri immagini in Sicilia e nelle isole circonvicine, Vol. 1, Palermo, 1718
Caietano Ottavio, Raguagli delli Ritratti della Santissima Vergine Nostra Signora più celebri che si riveriscono in varie chiese nell’isola di Sicilia (ed. or. 1664), trad. it. di T. Tamburino, Edizione Opera Universitaria, Palermo, 1991
Caietano Ottavio, Vitae sanctorum siculorum ex antiquis graecis latinisque monumentis, Vol. 2, Palermo, 1657
Genna Angelo, Maria della Cava. Notizie storiche. Trattato dell’invenzione di Maria Santissima della Cava. Storia, opinioni, ipotesi (ed. or. 1750), Marsala, 1915
Gumppenberg Guglielmo, Atlante mariano (ed. or. 1672), trad. it. A. Zannella, Vol. 8, Edizione Maggia G., Verona, 1845, (per gentile concessione della Fondazione Centro Studi Campostrini)
Leandro Di San Geltrude, Le rovine dell’antica grandezza di Lilibeo ristaurate dalla magnificenza di Maria a pro di Marsala. Orazione panegirica in onore della Vergine Santissima della Cava, Palermo, 1739
La Madonna della Cava, Marsala, Maggio 1984
Patti Vincenzo, Cenno storico sulla invenzione del prodigioso simulacro della stessa Santissima Vergine e seguita da pregi (ed. or. 1873), Scuola linotypografica «Boccone del povero», Palermo, 1957
Patti Voncenzo, Devota Novena in preparazione alla festa di Maria Santissima della Cava (ed. or. 1873), Scuola linotypografica «Boccone del povero», Palermo, 1957
Pirri Rocco, Sicilia Sacra (ed. or. 1733), II, Edizione Forni, Sala Bolognese (BO), 1987
STUDI
Alagna Giovanni, Marsala. La città, le testimonianze, Sigma, Palermo, 1998
Alagna Giovanni, Marsala. Il territorio, Sigma, Palermo, 1998
Alagna Spanò Antonino, Lilibeo-Mozia-Marsala: storia guida a beneficio della Mostra dei ricordi storici, Accademia Lilibetana, Marsala, 1902
Angileri Vincenzo, Una storia meravigliosa. Maria Santissima della cava celeste patrona di Marsala, Centro europeo di studi economici e sociali, Marsala, 2005
Antiche chiese di Marsala, a cura di P. Giacalone, Quaderni dell’associazione socio culturale Mothia, Vol. 3, Marsala, 1993
Arini Mario-Piazza Elio, Marsala sacra, Edizioni Il Vomere, Marsala, 2015
Caruso Enrico, La chiesa di Maria Santissima della Cava, in «Marsala», I luoghi e la memoria, 1, Murex, 1998, pp. 297-306
Le chiese di Marsala, a cura di G. Noto, Centro Stampa Rubino, 2000
Genna Angelo, Storia di Marsala (ed. or. 1753), Rotary Club Marsala, Marsala, 1994
Linares Andrea, Gloria dei figli. Appunti per la storia della Chiesa Madre di Marsala, Edizioni Il Vomere, Marsala, 1982
Mariani Ludovico Maria, La terra di Maria: 150 santuari mariani di Sicilia, Kefagrafica, Palermo, 1988, pp. 341-344
Mezzapelle Mariano, Notizie sulla parrocchia di San Matteo. Il passato e il presente, Centro Stampa Rubino, Marsala, 2004
Pisciotta Pietro, La devozione mariana nella diocesi di Mazara, in Collana di atti, fonti e studi per servire alla storia della chiesa in Sicilia, Vol. 4, Istituto per la storia della chiesa mazarese, Mazara, 1990
Scellato Carmelo, I santuari mariani di Sicilia, Nuova Radio, Trapani 1983
Storia di Marsala (ed. or. 1720-1802), a cura di G. Alagna, Edizioni Giada, Palermo, 1989